Istituto Allergologico Italiano

Entrano in scena i linfociti citotossici, finora grandi assenti


Alessandro SettePer combattere efficacemente un'infezione virale è indispensabile conoscere a fondo i meccanismi immunologici che l'organismo mette in atto contro il virus. Alessandro Sette, eccellenza scientifica italiana, attualmente Professore e Ricercatore del Centro di Malattie Infettive e Vaccini del prestigioso La Jolla Institute di San Diego, è impegnato da 35 anni nello studio di questi meccanismi. Da anni, infatti la sua attività di ricerca è stata dedicata all’immunità antivirale, in particolare a quella verso i coronavirus delle due gravi sindromi note in precedenza, la “Severe Acute Respiratory Syndrome” o SARS e la “Middle East Respiratory Syndrome” o MERS, ove ha individuato i frammenti di proteine o epitopi virali che stimolano le cellule dell’immunità alla difesa contro l’infezione. La risposta immunitaria allo stimolo virale si attiva mediante la produzione di due categorie distinte di linfociti T. La prima consiste nei linfociti CD4+, che presiedono alla produzione degli anticorpi antivirali; la seconda è quella dei linfociti T CD8+ che maturano nella tipologia citotossica e distruggono direttamente il virus o le cellule in cui è entrato. Un vaccino completo deve stimolare sia la produzione di anticorpi neutralizzanti sia la formazione di linfociti citotossici rivolti verso epitopi virali. Sette e il suo team, che avevano già fatto interessanti scoperte sulle caratteristiche degli gli epitopi T di alcuni coronavirus, il 5 maggio u.s. hanno pubblicato su Cell i risultati delle loro ultime ricerche sul virus SARS-CoV-2. I ricercatori hanno usato una serie di epitopi dei coronavirus che si erano già dimostrati capaci di stimolare l’immunità anticorpale e cellulare contro i virus. Gli epitopi sono stati usati come esche per selezionare dal sangue dei soggetti infetti i linfociti responsabili della risposta immunitaria in atto. Nel 100% dei soggetti convalescenti dal COVID-19 sono stati trovati linfociti T CD4+ (quelli che presiedono alla costruzione degli anticorpi) specifici per la proteina S del virus SARS-CoV-2 e nel 70% degli stessi soggetti linfociti T CD8+ (quelli che avviano la produzione di linfociti T citotossici) specifici per altri epitopi virali. La risposta delle cellule T al virus non era quindi focalizzata alla sola proteina S delle spicule ma si estendeva a diversi altri epitopi del virus. Il dato più inatteso è stato l’aver osservato che il 50% dei soggetti normali hanno linfociti T CD4+ e il 20% di essi anche T CD8+ specifici per epitopi del SARS-CoV-2.

In conclusione i risultati dello studio indicano che la risposta immunitaria T CD8+ verso il virus SARS-CoV-2 nei malati di COVID-19 è in gran parte rivolta verso epitopi virali diversi dalla proteina S. Tenuto conto che molti vaccini anti SARS-CoV-2 attualmente in sperimentazione stimolano l’immunità contro la sola proteina S, si può sospettare che essi conferiranno un’immunità cellulare incompleta. L’opinione personale di Sette è che per ottenere un vaccino che dia garanzia di creare uno stato immunitario completo è necessario ancora almeno un anno, senza contare il tempo necessario per la produzione su larga scala.

Il secondo importante risultato è di aver trovato che una certa percentuale di soggetti non contagiati sono dotati di immunità per il SARS-CoV-2. Le relazioni tra questa immunità preesistente con la suscettibilità al contagio o con l’espressione clinica della malattia sono per ora inesplorate. Lo studio di questi soggetti sani e immunizzati al SARS-CoV-2 probabilmente potrà darci molte risposte in merito alla diffusione e ai differenti aspetti clinici del COVID-19.

FONTE: Grifoni, A., et al. Targets of T cell responses to SARS-CoV-2 coronavirus in humans with COVID-19 disease and unexposed individuals, Cell (2020), doi: https://doi.org/10.1016/j.cell.2020.05.015

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